lunedì 6 maggio 2013

about Frida Kahlo

così posso dire di scrivere un pezzo a ogni morte di Andreotti.

qui

venerdì 1 marzo 2013

l'ignoranza al potere ovvero: piccola, essenziale, sfigata rassegna stampa su che razza di personaggi ci siamo fidati di mandare in #parlamento

[SPOILER ALERT: sì, ce l'ho con gli amici #grillini]

  1. UNO
  2. DUE
  3. TRE:

Paolo Bernini, bolognese smanettone di 25 anni,[...] ripassa: «Dovrò studiare bene la Costituzione. La politica l'ho scoperta con il documentario Zeitgeist». Di che parla? «È il più visto della rete: parla di tutto quello di cui non si scrive mai, la massoneria, l'11 settembre, le religioni. Quando l'ho visto ci sono rimasto male: mi ha fatto vedere la realtà in un altro modo» (da QUI)
ora, o mi sono persa io qualche passaggio, o quando dicevano basta coi vecchi partiti intendevano Si Può Fare di Peggio

lunedì 25 febbraio 2013

-questo post aveva un titolo che per il 2016 è inaccettabile ed è quindi stato potato di conseguenza-

il centro sinistra sembra uno studente raccomandatissimo a cui il prof dice tranquillo ti do l'esame, lui prende tempo, cincischia e alla fine va talmente impreparato che si è costretti a bocciarlo

martedì 13 novembre 2012

Certo che se tutti foste fissati su qualunque cazzata uno dice come avete fatto col choosy della Fornero, finiremmo tutti lapidati per la strada.
Chi di voi non ha mai detto una frase uscita particolarmente male scagli la prima pietra

martedì 9 ottobre 2012

Il surrealismo nella vita reale

scene di vita vissuta: passeggi nella piazza di una grande città, verso mezzanotte, le strade sono quasi deserte. Da un angolo spuntano due bambini di più o meno 10 anni su un monopattino (sì, un monopattino, esistono ancora quegli arnesi demoniaci). Il maschietto guida e la femminuccia coi codini è dietro. Ti saluta con un bel "Ciao!" mentre il mezzo biruota ti sfreccia incontro. Hai solo il tempo di rispondere con un allegro Ciao!, senza peraltro domandarti che ci facciano due bambini a mezzanotte soli in una piazza, che il maschietto guidatore effettua una coraggiosa derapata per costeggiare il tuo percorso e la bambina ti molla uno schiaffone potentissimo sul braccio. Lo SCIAFF! risuona in tutta la piazza. I bambini si allontanano correndo e a te, dopo l'inevitabile momento di sconcerto, non resta che dividerti tra una grossa risata e il pensiero che da qualche parte, qualcosa nell'evoluzione della specie umana è andato terribilmente storto.

domenica 27 maggio 2012

hai (1) nuovo messaggio

“Un sudoku risolto, una bottiglia di vino e una coperta - le tue tracce stamattina.”

mercoledì 25 gennaio 2012

visto che a qualcuno piace cantare che l'amore è anche fatto di niente

e visto che a me piace ascoltarlo questo qualcuno
ho iniziato una bella storia d'amore col tuo maglione
(il maglione ricambia, per la cronaca, e non vuole
più essere indossato dal legittimo proprietario;
ha confessato.)

quello che canta le cose sull'amore e sul meraviglioso declino è lui

domenica 15 gennaio 2012

l'unico -evitabilissimo- segno di vita di questo posto è l'angolo dell'haiku

ode al tuo periodo premestruale:
di buono c'hai solo
le tette più grosse.

(un giorno tornerò, lo giuro, quello che mi manca di più è trovare titoli cretini per i post, però quel giorno sicuramente non è oggi)

martedì 6 dicembre 2011

è tornato l'angolo dell'haiku anarchico

zanzare zanzare
ma cosa ci fate ancora a spaccare
i maroni il sei di dicembre?

giovedì 27 ottobre 2011

la chiameremo la regola dell'aereo: se hai paura di qualcosa, ma chi ti sta vicino ha ancora più paura di te, nel tentativo di calmarlo ti tranquillizzerai, e magari dopo un paio di volte questa cosa smetterà proprio di farti paura. per le varie vicende della vita funziona bene, è qualcosa che somiglia al farsi forza a vicenda, e al farsene da sé. ora devo solo trovare qualcuno che abbia più paura di me di salire su un aereo, ma l'impresa è sinceramente improbabile.

martedì 6 settembre 2011

boutade con dedica implicita

chiedo perdono dio padre
se dei nirvana non ho mai fatto
insegnamento di vita,
se negli anni 90 della mia infanzia
c'era il telefono a gettoni
e troppe poche letture suicide

chiedo scusa dio padre
se alla camicia a quadri
preferivo i sandaletti rosa
(quelli coi fiori di plastica)

chiedo pietà dio padre
se l'orlo della gonna copriva
sempre le ginocchia che mi toccavi
quando ti dormivo in braccio
in tv e nelle dita c'era solletico

chiedo venia dio padre
se ho scassato svariate pentole
e coperchi cucchiare di legno e acciaio
per sapere se il casino che facevo
era abbastanza grunge

forse però per questo
chiederò più scusa a mammà

lunedì 5 settembre 2011

tra le tante voci che si sovrappongono in questi tempi confusi - e sicuramente poco seri - di tagliaecuci sulla manovra, sicuramente le posizioni più esilaranti appartengono agli arrampicaspecchi ecclesiasti che, una volta che il popolo devoto ha sentito (finalmente!) puzza di presa per il culo e ha imbracciato i forconi, cercano la maniera più pulita per uscirne, e quando va bene ne escono coperti di ridicolo.

Malvino segnala in un post di qualche giorno fa la posizione di Gennaro Acquaviva: “la Chiesa cattolica tiene letteralmente in piedi e unito il nostro Paese”.

io sospetto che si stia confondendo col calcio.

ma in tempi di spot come questo (il calcio fa miracoli??) non c'è più da stupirsene.

(ma come mai i soliti rompicoglioni di CEI, moige e compagnia cantante stavolta tacciono? io se fossi cattolica mi sentirei offesa da 'sta cagata di pubblicità. peraltro già solo quella cover di gloria è da denuncia)

mercoledì 31 agosto 2011

bentornati googleisti dell'ultim'ora

dunque, se gli inviti a questo benedetto googlepiù valgono ancora come ancora merce di scambio - mi sono aggiornata ben poco questo mese, lo ammetto - chi ne desideri uno può lasciarmi il suo indirizzo mail.

per le cose serie ci risentiamo quando mi sarò riabituata all'idea di dormire nel mio letto e da sola.

mercoledì 6 luglio 2011

je t'aime - google non plus

non riesco a stabilire se sia più inquietante il sistema del social network (click) che nasce per correggere gli errori de IL social network ed arrivare a mangiargli in testa, oppure il fatto che essendo - momentaneamente - a invito, non solo, ma anche - momentaneamente - chiuso perfino agli invitati ha scatenato una serie di invidie (che mi ricordano devo dire un pattern da festa delle medie o à la ce l'ho più lungo io) in chi non è ancora riuscito ad accedere e violare così la grande ingiustizia: perché lui ha già il suo profilo ed io non ancora?

visto il potere seduttivo mistico di un plus mi stupisce che in così tanti odiino la matematica.

(questo è l'indennizzo per la tua coda di paglia)

- presto a grande richiesta un post sul perché questo nuovo aggeggio farà la felicità dei fedifraghi, datemi almeno il tempo di farmi invitare perdio! -

venerdì 24 giugno 2011

lo pseudo-haiku dell'attacco di panico

nella città esalante odori
cammino,
e mi sento in pericolo.

leggo distrattamente che una riunione al comune di Napoli è finita in scazzottata.

lì per lì il pensiero che esista ancora gente infervorata che sia pronta a dare addosso al suo avversario per uno scambio di idee un po' troppo acceso, e di concluderla à la fight club, quasi quasi mi piace.

leggo meglio. il motivo della rissa era la spartizione delle stanze di palazzo s.giacomo tra i vari gruppi.

scema io ad illudermi.

sabato 11 giugno 2011

la tua dolores ha quarant’anni e fa il mestiere
il seno leggero di ventenne punta verso il basso
come quello di una madre
l’hai incontrata senza vederla un marzo pomeriggio
che lanciava bucce di pistacchio ai piccioni

in fondo non sapeva usare
le cose per quel che sono
col caffé dipingeva
con le orecchie santificava
e con la bocca guariva

te la ricordi adesso, la tua dolores
le guance gonfie di saliva
che sul balcone facevate a gara per sputare
e la notte d’estate dopo sogni di calura
in cui a tredic’anni si alzò piangendo
la macchia di sangue dal culo al materasso
attraverso lenzuola e cotone
e sfrattando il letto diceva
“ho fallito!"

anni dopo chieste spiegazioni
stretto il diaframma in un abbraccio rispose
“fallivo nel compito di essere femmina
senza dare fastidio a nessuno” 

lunedì 30 maggio 2011

mercoledì 25 maggio 2011

di quando tra una puntata di lost e l'altra ti accorgi che inizia a far caldo

ufficialmente si potrebbe dire che il clima afoso umido e grigio degli ultimi giorni sta procurando una serie di danni che io valuterei molto seriamente in una eventuale dichiarazione di stato di calamità naturale (come dire, in america si godessero i loro bei tornado che qua un po' d'umido basta per darci alla testa).

a parte la colpa del rendere un incubo le notti tormentate dalla calura e dalle prime zanzare, perché esiste anche chi non c'ha assolutamente voglia di dismettere le coperte invernali e rimedia alleggerendo il pigiama, e però ovviamente oltre il limite della nudità non si può andare e allora nasce il problema, quest'afa bastarda di una primavera indecisa rende obbligatorio nonchè urgente un cambio di stagione nell'armadio.

il che fattivamente quest'anno sarebbe - per la sottoscritta quantomeno - un'ottima scusa per pavoneggiarsi dei chili persi senza assolutamente alcun motivo, e di conseguenza per mostrare la necessità impellente di shopping della giusta taglia, ma d'altro canto come si fa a rinunciare anche solo per mezza giornata agli aggiornamenti della campagna elettorale più esilarante dell'ultimo decennio?

va anche ammesso, però, che dopo Red Ronnie che diventa il nuovo Rick Astley e la moschea di Sucate (per i poco informati click here) scendere più in basso nella scala delle figuracce sarà particolarmente difficile.

ma io da brava cittadina ho fiducia nei nostri governatori.

e tanto mal che vada il rituale risveglio primaverile di un vulcano islandese qualunque (cazzo ma perché nessuno me l'aveva detto che questi oltre a produrre musica indie di alterna riuscita sono anche specialisti della cenere?) ci ucciderà tutti, dimostrando che chi preconizzava una fine del mondo/giorno del giudizio per il 21 maggio (click) forse si sbagliava solo di poco.(*)

(*) attenzione: questo paragrafo potrebbe essere l'imbecille frutto di una radicale invidia nei confronti di amici&amati che a quest'ora stanno prendendo l'aereo per QUI. tornate presto miei cari

sabato 14 maggio 2011

haiku senza quella rottura di palle del numero di sillabe

a momenti troviamo la cura per il cancro /
ma lo sciroppo per la tosse fa ancora schifo al cesso /
tale e quale a vent'anni fa.



- ma non ci pensiamo, questo tempo fa solo venir voglia di ballare

venerdì 6 maggio 2011

cambio di vestito&hippierie eventuali

visto che non è più periodo di saldi ho pensato di cucirmi da sola un nuovo vestito per 'sto scrapbook, è suscettibile di modifiche continue - come qualsiasi cosa a questo mondo, per fortuna.
se non vi piace date la colpa a Roberto Bolaño e ai suoi cazzo di realvisceralisti, che mi hanno fatto venire una febbre di cambiamento e spostamenti pari quasi a quella che mi pigliò quando lessi On the road.
tra l'altro tutti questi libri di anime in pena affamate di vita hanno sempre una bevanda ricorrente, i Detective Selvaggi di Bolaño si nutrono di solo caffelatte, non riesco proprio a ricordarmi cosa bevessero i personaggi di Kerouac invece.
sempre a proposito di vagabondaggi, ieri qualcuno mi ha detto credo la cosa più bella che uno possa sentirsi dire, e cioè qualcosa che suonava tipo vorrei andare via da ogni cosa conosciuta e portarmi via solo te
allora: questa è per te ma tanto già lo sai.



martedì 3 maggio 2011

per marcare una certa distinzione da questo mainstream d'informazione (attenzione: post potenzialmente snob ma in realtà solo cretino)

insomma, in segno di protesta verso tutta quest'attenzione mediatica dedicata alla morte di Bin Laden (su poi venitemi a ripetere che tutti gli esseri umani sono uguali davanti alla morte. se buttassero il mio cadavere in mare dopo avermi ammazzata nessuno se ne fregherebbe - spero - se così non fosse fatemelo sapere che vi prenoto una visita da uno specialista) ho deciso di andare controcorrente e segnalarvi la notizia più sfigata della prima pagina di repubblica (-> qui).
mi dispiace tra l'altro comunicare che non ho avuto il cuore di leggere quest'intervista, mi è bastata la maglia della salute&l'abbinamento basetta geometrica+baffo a fiammifero per decidere che avevo bisogno di un altro caffè.
certe cose sono troppo anche per le azioni di protesta.




AGGIORNAMENTO// alla fine ho cercato di non guardare la foto e ho letto l'intervista. beh il tipo mi sembra piuttosto intelligente.



 
(fare un giro sulla voce wikipedia di giovannilindoferretti è una cosa che non consiglio a stomaci deboli e/o sostenitori della coerenza ideologica)

domenica 1 maggio 2011

un'annotazione poi la smetto (ma quando mai)

cosa non si inventa questo De Magistris per convincermi a votarlo.
a 'sto punto diventa quasi un dovere morale, scusate eh.

venerdì 29 aprile 2011

precisazioni

ho cancellato i post su de magistris, sì - ho deciso che il matrimonio di William e Kate era troppo importante* per dedicare pensieri a qualcos'altro.
per riprendermi dalla depressione di non essere (ancora) diventata una principessa mi sono tagliata i capelli. - è il modo in cui le donne risolvono ogni problema
vogliatemi bene lo stesso, anche se ora sono frangettosa
* attenzione: questa frase potrebbe contenere sarcasmo

giovedì 21 aprile 2011

scommessa socio-il-logica

facciamo una cosa.
adesso io mi piazzo fuori al balcone con lo stereo e metto un disco, uno a caso (tipo, diciamo, ten dei pearl jam). lo metto allo stesso volume dell'amplificazione della chiesa che sta trasmettendo in diretta di fronte casa mia una a caso delle messe pre-pasquali.
scommettiamo che mi piglio una denuncia?
e perché i chiesaioli qua di fronte invece possono fare tutto il casino che gli pare e possono indottrinarmi indirettamente per il solo fatto che voglio tenere il balcone aperto ché mi muoio di caldo?
che cazzo, tra l'altro almeno io avrei più gusto di questi schifo di canti stonati che fanno loro!!

domenica 17 aprile 2011

appunti di genuina inutilità

(che giorno è?)
aspettando la partenza di un treno inutile posso fare i conti con questi giorni violenti pieni di idee e di febbre nella testa. giorni ossessionati di politica e di insoddisfazione per quello che abbiamo intorno, che sonnecchia mafioso nella primavera fredda. l'amore non salverà il mondo, come non lo farà la musica. io vado per tentativi, costruisco idee con il confronto e con i discorsi, scopro la mia identità di ventenne spaventata e forte, di futura donna con le palle, di professionista che non si piegherà a compromessi, di amante dolce eppure mi scopro fredda quando meno vorrei.
Gli scugnizzi giocano a pallone sulle tue gambe stese, le signore stendono i panni nei tuoi capelli sventolati dal vento di aprile, le passioni si aprono e la voglia ci mangia mentre arrivano telefonate per l'annuncio e nessuno qui sa parlare italiano, nemmeno io, anche se le bambine di 4 anni sanno già cantare Fratelli d'Italia. ma fratelli di che?? qua siamo solo figli viziati e ingrati, lasciamo il nostro paese in bocca ai politici del bunga bunga, a scoparsi le minorenni e fuggire dalla giustizia e da qualunque logica. gli stranieri anzi le straniere sorridono con le loro bottiglie grandi d'acqua e dicono che qua in Italia è tutto così complicato, e quanto hai ragione donna tedesca che non so, vorrei dirle, quanto è complicato vivere dove il sole è così dolce e tutto è così sbagliato, dove l'opposizione non esiste anche se tutti sono d'accordo nell'odiare il signor b, e com'è possibile che a nessuno sia ancora venuto in mente il modo per tagliare le gambe alla mafia che ti gambizza la vita, non voglio e non posso pensare che tutto sia destinato a rimanere così fallace, che i ragazzi come me debbano voler cambiare città regione stato continente!! per sperare in qualcosa di meglio. I bambini chiedono l'elemosina e tutto quello che siamo, che desideriamo, le idee i racconti e le note vengono calpestati come una puttana che si stende sul letto sporco e senza lenzuola, pronta a farsi montare e annientare dal primo che passa.
Tutto il disgusto che sento per questo futuro che ci promettono e non ci daranno mai se non dopo avercelo messo in culo 1000 volte e senza burro si spiega quando leggo su La Repubblica (e com'è tutto così lontano dall'idea di giornalismo che mi è germinata nella testa!).. leggo di ragazze che vengono pagate toccate ridicolizzate da vecchi bavosi 80enni che sono i nostri rappresentanti. Ma cosa o chi mai potrebbero rappresentare di tutto questo schifo?
Tempo di guardare il sole che muore sui binari e di preparare la bocca al mio amore salato.

venerdì 15 aprile 2011

un giorno Qualcuno si trova un amore sulla strada della primavera e quindi, semplicemente, svanisce.

venerdì 8 aprile 2011

elogio della sigaretta, anche: boutade aspettando che passino a prendermi

la sigaretta è la salvezza del timido.
quando si è timidi capita spesso che esistano tempi morti in cui si aspetta di trovare il coraggio di fare qualcosa - entrare in un'aula universitaria a lezione già iniziata con la sfrontatezza di chi si crede invisibile o al contrario si contenta di essere notato, per dirne una. ancora, i momenti di inutilità esistenziale mentre si aspetta qualcuno, mentre si ciondola fuori-dentro un locale che non offre particolari attrattive per la serata.
una sigaretta diventa la miglior compagna, conferisce automaticamente lo status di qualcuno che è impegnato a far qualcosa, cascasse il mondo si ha una scusa per stare lì a guardarsi intorno senza fare un cazzo, voglio dire stai pur sempre avendo un rapporto orale con una bionda, se vogliamo essere metaforici. ma sai anche che di lì a poco la bionda ti lascerà, l'avrai consumata troppo in fretta e lei sfinita si spegnerà, lasciandoti nella metafisica condizione del coglione solo che si guarda stupidamente intorno. 
tempo di alzarsi ed andarsene.

(e così ho trovato anche la scusa per morire di tumore troppo giovane. vado a comprare le sigarette.)

come un calzino viola da scambiarsi, pure se già fa caldo

faccio parlare chi evidentemente ne sa più di me sulla mia stessa testa.
penso di essere dentro qualcosa di molto importante.

Non darmi tregua, non perdonarmi mai
Pestami a sangue, che ogni cosa crudele sia tu che ritorni.
Non lasciarmi dormire, non darmi pace!
Allora otterrò il mio regno,
nascerò lentamente.
Non smarrirmi come un motivetto facile, non essere carezza nè guanto;
Intagliami come una selce, fammi disperare.
Difendi il tuo amore umano, il tuo sorriso, i tuoi capelli. Donali.
Vieni a me con la tua collera secca di fosforo e squame.
Grida. Vomitami sabbia in bocca, rompimi le fauci.
Non mi importa ignorarti in pieno giorno,
sapere che giochi faccia al sole, a viso aperto.
Condividilo.

Io ti chiedo la cerimonia crudele del taglio,
quello che nessuno ti chiede: le spine
fino all’osso. Strappami questo volto infame,
obbligami a gridare finalmente il mio vero nome.
(Julio Cortazar)

lunedì 4 aprile 2011

gli aforismi di cui nessuno etc /2

una bella coppia è una coppia in cui i baci iniziano quando sono finiti - per il momento - gli argomenti

domenica 3 aprile 2011

I resist but you do

per la serie gli aforismi di cui nessuno ha mai più sentito il bisogno da quando il maggior esponente del genere è diventato fabio volo*:
credo che si possa dire di conoscere davvero qualcuno quando si è in grado di ricostruire il suo pantheon personale di idoli a occhi chiusi.

* non che io abbia mai preferito il compiaciuto e masturbatorio oscar wilde, sarò sincera&impopolare

 

L'atmosfera primaverile d'ordinanza comporta voglia di maniche corte, bulimia musicale e la splendida consapevolezza di avere "poche idee, ma ben confuse". Una di queste, tra le più pressanti di questi giorni accaldati e di progetti, è che dovremmo proprio smettere di drogarci. Bruciarsi il cervello senza uno scopo nemmeno apparente - cazzo se proprio sentite il bisogno metafisico di sfondarvi di canne da mattina a sera, tra parentesi foraggiando quelle stesse mafie di cui vi fate appassionati oppositori alle manifestazioncine organizzate dal centrosocialeoccupato sotto casa, uno due tre quattro cinque dieci cento passi, gli eroi di questo paese avrebbero vergogna dei vostri slogan, chiusaparentesi - almeno prendete esempio dai buoni poètes maudits e dai rampanti sixties e invece di comprare lenti tonde che stavano da dio solo a janis joplin scrivete musica, fate poesia, dipingete, fate arte ispirati dall'alterazione mentale. In assenza di ciò continuerò sempre a preferire gli alcolisti. Innanzitutto perché bevendo hai la chiara percezione degli effetti sul tuo corpo - e impari a conoscerli col tempo - secondo perché davvero vuoi mettere il gusto del sedere a un bancone col bicchiere in mano, del brindare, il sapore del vino buono, il giro dei locali per il bicchiere della staffa che non arriva mai, il connubio alcool sigaretta?

lunedì 28 marzo 2011

a chi mi chiede perché sto ancora a pensarci

io rispondo che è perché certe persone sono come le idee
e le idee - purtroppo - sono immortali.

versione originale di Georges Brassens + versione tradotta da Fabrizio de André
 

Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.

Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.

Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.

Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.

E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.

E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.


lunedì 21 marzo 2011

giornata mondiale della poesia

oggi si festeggia la primavera e la poesia (lo dice l'UNESCO - click!), io mi faccio i miei bei km in metropolitana ascoltando sempre le stesse canzoni intervallate da stralci di conversazioni in cui ragazzine cercano di convincere altre ragazzine che possibili obiettivi sensibili per attacchi terroristici sono università e ospedali, oltre alla metropolitana in cui ci troviamo of course (e i centri commerciali dove li mettiamo ragazze mie?), il sole si degna di farsi vedere e di scaldare qualche testa ultimamente un po' troppo gelida.

un buon momento insomma per chiedervi di raccontarmi i vostri momenti di poesia di oggi (e di ieri, l'altro ieri, non mi formalizzerò): tutto st'amore e sta guerra non li sentirò mica solo io?

in cambio io vi regalo questo - secondo me bellissimo - componimento di Giovanni Raboni

1.
io che ho sempre adorato le spoglie del futuro
e solo del futuro, di nient'altro
ho qualche volta nostalgia
ricordo adesso con spavento
quando alle mie carezze smetterai di bagnarti,
quando dal mio piacere
sarai divisa e forse per bellezza
d'essere tanto amata o per dolcezza
d'avermi amato
farai finta lo stesso di godere.

2.
le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che più di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giù prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l'amore.

3.
un giorno o l'altro ti lascio, un giorno
dopo l'altro ti lascio, anima mia.
per gelosia di vecchio, per paura
di perderti - o perché
avrò smesso di vivere, soltanto.
però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo,
su cui sta fermo un passero, m'incanto...

4.
non questa volta, non ancora.
quando ci scivoliamo dalle braccia
è solo per cercare un altro abbraccio,
quello del sonno, della calma - e c'è
come fosse per sempre
da pensare al riposo della spalla,
da aver riguardo per i tuoi capelli.

5.
meglio che tu non sappia
con che preghiere m'addormento, quali
parole borbottando
nel quarto muto della gola
per non farmi squartare un'altra volta
dall'avido sonno indovino.

6.
il cuore che non dorme
dice al cuore che dorme - abbi paura.
ma io non sono il mio cuore, non ascolto
nè do la sorte, so bene che mancarti,
non perderti, era l'ultima sventura.

7.
ti muovi nel sonno. non girarti,
non vedermi vicino e senza luce!
occhio per occhio, parola per parola
sto ripassando la parte della vita.

8.
penso se avrò il coraggio
di tacere, sorridere, guardarti
che mi guardi morire.

9.
solo questo domando: esserti sempre,
per quanto tu mi sei cara, leggero.

10.
ti giri nel sonno, in un sogno, a poca luce.

domenica 20 marzo 2011

post dedicato alle cose belle /2 - ovvero di come certi oggetti a volte si rivelino indispensabili

sono giorni confusi e fugaci. se ne scivolano via uno dopo l'altro mentre il mondo intorno ci crolla addosso, le idee cambiano, scoppiano le guerre e centinaia di persone si incontrano per ballare al ritmo di percussionisti e musicisti pazzi scatenati - mi piacerebbe pensare che è il modo della nostra generazione per sfogare la paura, ma la verità è che la paura non la sente ancora nessuno. quello che tutti sentono è la sete di superalcolici, di sigarette e (incredibilmente!) di parole altrui, e allora seduti in un angolo di silenzio immaginario mentre intorno la vita scorre tumultuosa mi hanno lasciato cazzeggiare di amore e di follie varie - ho capito sentendomi parlare che il mio concetto di patria d'elezione è un po' fallace e che la prossima volta ci andrò giù più piano coi vodka lemon.

ma questo post deve parlare di cose belle e così mi scorderò per un attimo della gente che sta morendo per la libertà del suo paese e vi racconterò di quella volta in cui
si era per la strada una calda mattina di una qualche mezza stagione e si attendeva qualcuno in un luogo di passaggio; davanti agli occhi un cantiere più o meno recintato con lavoratori e grossi bobcat in azione. d'un tratto una di quelle scene che giustificano il titolo di questo post e che mi fanno rinascere la passione per qualcosa (la fotografia nello specifico, la vita in senso generale): vedo un padre che tiene la mano del figlio piccolo, si fermano davanti al cantiere dandomi le spalle e il bambino solleva un modellino giocattolo di pala meccanica estremamente simile a quella reale che gli si parava davanti. il padre si china verso di lui e girandogli il giocattolo tra le mani gli spiega qualcosa indicando il bobcat vero - il funzionamento posso immaginare. so soltanto che per sfogare la rabbia di non avere a portata di mano una macchina fotografica con cui immortalare il momento mi sono morsa una mano e da allora dentro mi si è smosso qualcosa, ogni tanto mi si sveglia un "occhio" diverso e secondo me è una cosa assai bella.
tutto qua.

ora ricominciamo a pensare a chi muore per la libertà e ai baciamano fatti ai tiranni, certo bella figura che ci facciamo ad attaccare dopo tutti i metaforici la testa mia sotto i piedi vostri, se non fosse che far sloggiare quel pazzo e salvare i ribelli dal bagno di sangue sia una motivazione più che sacrosanta a quest'ora sarei già emigrata, che so, in islanda - dove, per inciso, si scrive la musica che allevia la mia, di paura.
e con questa vi lascio al pranzo domenicale: in me canta un lunatico

mercoledì 16 marzo 2011

post dedicato alle cose belle nella vita /1 (perché non si dica che qua si indulge nel pessimismo e basta)

logicamente nell'arco di una vita succede anche che ogni tanto si assista a qualcosa che ti fa ripigliare un po' di fiducia nell'umanità.
nel dettaglio siamo in una domenica sera qualunque di pioggia scassacazzo e tempo mediamente tiepido e in accordo con l'umore interiore; andavo senza saperlo incontro a uno dei migliori concerti della mia vita con una generale maldisposizione addosso.
infilandomi in una metropolitana praticamente vuota prendo posto di fronte a due ragazzini seduti. poco più che bambini, senza il minimo accenno di pelo facciale e con la voce che da poco avrà smesso di chiamare la maestra. decido che hanno intorno ai quattordici anni entrambi, quello probabilmente più piccolo è occhialuto e si stringe le mani in dei guanti senza dita, quello più grandicello si tiene il piccolo addosso e ogni tanto gli sussurra qualcosa all'orecchio. sono vestiti con tute, giubbini, cappelli, qualcosa di vicino a dei piccoli clochard come se fuori ci fossero -10 gradi. mi sono sembrati molto tristi ma si coccolavano e ogni tanto si baciavano come per farsi forza a vicenda. ai loro piedi delle buste di plastica strapiene di chissà cosa.
la fantasia - che in metropolitana corre sempre particolarmente veloce - ha deciso di scrivere per loro la storia che soddisfaceva contemporaneamente il mio animo romantico e la scena che effettivamente vedevo; i due ragazzini sono diventati una coppia in fuga da casa, lontani da delle famiglie che non avrebbero approvato, verso una libertà metropolitana e malinconica da dividersi come un pezzo di pane vecchio di un giorno.
qualcuno mi ha detto che la libertà da sola, la carta bianca con cui scrivere la propria vita, è "straziante" perché non ti dà radici. che l'unico vero senso è combattere per una libertà guidata da una necessità - e chiamatemi pure fissata ma l'idea che anche a 14 anni qualcuno senta che questa necessità sia stare vicino a un'altra persona mi fa sentire un po' meglio.

post scritto con la gentile collaborazione di Fiona Apple

domenica 13 marzo 2011

post dedicato alle cose che /2 (uao, così in fretta! mai perdere la speranza nella capacità dell'uomo di rendermi figadilegno)

troppe domande assieme, e tutte tragicamente sbagliate.
ciao, hai richiesto di chattare con me? perché la chat non mi funziona... hai msn? come ti chiami?
tralasciando il fatto che un sito che ti segnala ogni volta che un utente passa sul tuo profilo è a dir poco inquietante e ti mette addosso uno strano senso di stalking
aggiungerei in calce le mie risposte ipotetiche - le dono a voi anziché al contattatore misterioso
assolutamente no - sì e assolutamente non te lo sto dando - (a questo punto mi sono quasi stupita che la domanda non fosse formulata come "hai un nome?" in qual caso la risposta poteva essere un sì) a cosa ti serve sapere come mi chiamo?
last but not least, il tipo in questione chiaramente non s'è preso la briga manco di leggere il mio ultimo post, altrimenti dubito avrebbe tentato comunque un approccio del genere. altro motivo per rendermi legnosa, ça va sans dire.

post dedicato alle cose che mi stanno sul cazzo/1. anche: manifesto ideologico, perché essere minchioni è una filosofia di vita - spero

dunque. se dici che sei un poeta stai pur sicuro che non sei un poeta. se dici che non sei un poeta potresti tranquillamente avere ragione e cioè non esserlo davvero. in ciascuno di questi casi, si possono scrivere cose interessanti anche senza nominare cosce tornite o corpi sinuosi o umori di donna.
ah, tra l'altro cascamortare su internet non ti rende interessante. perché io sono rimasta che i poeti stanno nei caffè fumosi a bere vino e discettare dei massimi sistemi col barista annoiato o al massimo a scarabocchiare tutti accigliati, da soli in un angolo. eh lo so, ho rivisto the dreamers giusto ieri sera (per la quinta volta?) e mi fa sempre un po' quell'impressione di delusione tornare alla vita di facebook.
comunque tra parentesi mi è venuta in mente quell'unica volta che c'era in un locale un tipo che scarabocchiava accigliato da solo in un angolo. solo che lui era troppo ubriaco per capire che cazzo stesse scrivendo e io ero troppo ubriaca per capire che cazzo significasse quella specie di poesia che poi mi regalò. comunque era cesso.
questa storia insegna due cose. se cerchi un poeta non devi ubriacarti. se cerchi un poeta non ti fidare di chi scrive poesie.

comunque c'è anche qualcosa che salva sempre. qualche volta dico che è nick drake, ma stasera mi sento di dire che è questa canzone.



venerdì 11 marzo 2011

finalmente è accaduto. preferisco la "you really got me" dei kinks a quella dei van halen. l'adolescenza è finita.

conseguenze di questa fantastica presa di coscienza: 
1-prendersi responsabilità
2-essere comprensiva
3-sopportare in silenzio la voglia di prendersi a capocciate nel muro
4-tenere a bada la voglia di libertà ancora per un po'
5-altre idee?
(ma non stavamo tutti meglio a 16 anni?)

giovedì 10 marzo 2011

a proposito, mi pare anche giusto dare un minimo di riconoscimento agli yankee che hanno firmato - io dico - uno dei dischi più belli del 2010 (qui cosa ne pensa ondarock), nonché l'url di questo posto, nonché tante notti di una settimana di fuoco passata a urlarsi cose contro e a dispiacersi di minchiate.
la settimana di fuoco è finita, la pace torna a regnare sovrana e questi sono i the national.


mercoledì 9 marzo 2011

http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2011/03/09/news/carnevale-finge-di-perdersi-nella-ressa-per-lasciare-la-fidanzata-3638177

ecco, poi uno non si chieda perché le donne dicono che gli uomini sono stronzi.
(il poliziotto che ha ricevuto la comunicazione è automaticamente diventato il mio idolo)

lunedì 21 febbraio 2011

viaggio di ritorno

bambini che si sputano addosso
toccano il fondo della stazione che si
svuota dalla poesia
quando le porte del treno si chiudono
sulle tue ginocchia piegate in un ultimo santo saluto
rantolo di vicinanza.
un ritardo mi ricorda che non siamo in una storia
che si dipana sicura e noiosa ma piuttosto
in una canzone francese che si abbevera
di attese e calori improvvisi.

-

tu il residuo di un'impertinenza fuor di secolo
dimmi perché i pazzi scelgono sempre noi nei tempi d'oro
e perché la distanza a volte mi fa dimenticare come si scendono le scale,
io nel dubbio conserverò pezzi di carta numerata
aspettando il tuo ritorno e un tuo orgasmo
e riderò di nuovo seduta solo sulle salite.

-

il bordo di una nuvola
due uomini abbandonati seduti
su un binario abbandonato arrugginito
rosso come certi passati non sopravvissuti al morso delle ore nuove
un uomo che zappa la terra dietro un cimitero
e ditemi cosa c'è di più brutto di un cimitero
sia di lamiere o di ossa che sono state
di esseri umani
senza presente senza futuro
il passato rosso di ruggine anche lui.
i bordi delle nuvole sono di grigi rumori e
risuona nel mio seno la tristezza di averti lasciata andare via
e di sto cazzo di messaggio che
non si vuole salvare nelle bozze.

giovedì 3 febbraio 2011

i miei pensieri ribollono e si risciacquano
in cicli brevi
nella lavatrice infreddolita che ho sul collo

stavolta dovrai sudartela la tua amnistia

lunedì 31 gennaio 2011

a few days ago

sei fatta di pezzi di altre e
di sogni fumosi
che sono briciole
nella tua volontà di volatile
firmala tu la sceneggiatura di me e te
mentre posi su una macchina che non è nostra.
ma anche questa è solo una rêverie
un acido confine tra quel che è vero
- le notti fredde -
e ciò che ti fa chiudere gli occhi
buonanotte stronzamore,
smettila di sognare in rosso
perché i tetti di parigi sono blu.


cancella questa paura
che per stringerti a me
ci voglia un altro affannoso secolo
di pianti e guerra stanca
voglio solo dormire cullandomi
sul tuo utero sulle tue cicatrici
non avrò più niente di sacro da bestemmiare
quando sarai casa per le mie dita affamate
ma all'idiota che si accende in me a guardarti
dico: non fidarti mai della poesia
che ti morde e ti sfregia nel sonno
e di giorno svanisce come un amante frettoloso.

sabato 29 gennaio 2011

guardo le foto del cairo che brucia e mi sale un fuoco dentro che vorrei sfogare in una piazza a urlare o magari addosso a te.
poi fumo una sigaretta sul balcone e le uniche persone che vedo aggregarsi qui sono le vecchiette incappottate e le famiglie coi bambini che vanno alla messa nella chiesa sotto casa mia.
da noi le cose si fanno soltanto così.
con rassegnazione, sciarpe e testa bassa.

giovedì 27 gennaio 2011

quelle cose che ti vengono in mente per la strada e salvi nelle bozze del cellulare

ho trovato il tuo accendino in tasca.
funziona male, a scatti come te.
fiamma incerta per fiamma incerta, nel cappotto non potevo invece trovarci le tue mani fredde?

lunedì 24 gennaio 2011

mentre prendo il terzo caffè della mattina la guardo pettinarsi i capelli e la rimprovero perché non insiste abbastanza sulle punte.
dice che ha i nodi e si fa male.
prendo il pettine di legno con la mano libera dalla tazzina e me la vedo io, in due secondi la pettino mentre mi guarda docilmente dallo specchio e poi finisco il caffè mentre le parlo dello scrittore di cui ha iniziato un libro ieri.
mi chiede se gli orecchini vanno bene e se deve mettersi altro. le dico che sta bene così e che il dolcevita a collo alto la fa sembrare più giovane.
non apprezza mai quando lo puntualizzo.
prima di inforcare la porta mi chiede cosa deve comprare al ritorno. lo zucchero, che come ce le beviamo le nostre due caffettiere al giorno sennò? e poi il pane il latte e le solite cose.
ciao allora, a più tardi e studia.
sì mamma, a dopo, buon lavoro.

(ho realizzato il sogno di una vita, qualcuno è entrato su questo blog cercando cosce aperte. ora posso anche smettere di scrivere)

mercoledì 19 gennaio 2011

sogno che l'analogico possa convivere con il digitale almeno finché non mi sarà passato questo sciocco sentimentalismo ventenne (dunque conto fino alla mia morte, con una probabile ma sgradita pausa tra i 35 e i 55 circa).
appartengo credo all'ultima generazione che ha vissuto almeno qualche anno della ragione senza cellulari, senza computer, senza lettori mp3 e minchiate varie. quando con la febbre si riguardavano a oltranza i vecchi film della disney che poi andavano mandati indietro ogni volta, e se volevi registrare una musicassetta dovevi uscire dalla stanza per non fare rumore che sennò usciva registrato pure quello.
ho scritto anche delle lettere, in quella terra di mezzo dei tempi moderni ma non troppo, lettere ad amici delle vacanze, ad amici che poi sono morti e a un tizio in nepal che poi mi rispose pure e mi mandò un braccialetto tutto intrecciato che ho indossato per tanti anni.
insomma nel cassetto io ho ancora una lettera che mi è arrivata dal nepal.
poi nell'anno del signore duemila e undici capita che invece certe lettere da parigi, scritte francobollate e spedite, non ti arrivino proprio.
allora capitemi, io ci provo a tenere viva la fiamma dell'analogico in me, riavvolgerei volentieri con una biro il nastro di un cd se solo ce l'avesse, e partirei con un amico munito di chitarra da non far tacere mai (ché io con le sei corde sono fisiologicamente incapace) piuttosto che con un ipod, e state pur certi che se anche prima o poi l'unico supporto per leggere i libri diventassero gli e-book io continuerei a fare le orecchiette in alto per segnare dove sono arrivata e in basso per segnare le pagine coi passaggi che preferisco..
ma insomma per me se questa lettera da parigi non dovesse mai arrivare sarebbe un po' come un segno che l'analogico, il cartaceo, il manuale è destinato a morire prima di me.
credo che quel giorno comprerò un iphone e smetterò di leggere poesie e scrivere cazzate (su un blog).

http://www.youtube.com/watch?v=z_weCYvN5KU

martedì 18 gennaio 2011

il fatto che questo post si sia autodistrutto mentre lo scrivevo dovrebbe farmi riflettere

ho due propositi per il prossimo mese.
proverò a smettere di vivere a maniche corte in casa d'inverno.
trovo seccante che alla mia età di tanto in tanto mi riesca difficile alzare le braccia o piegare la schiena.
&
proverò, lo giuro, ad apprezzare la satira politica.
ché se tanti capoccioni vi si dedicano con entusiasmo non vedo chi io sia per decidere che non solo non mi fa ridere, ma mi mette pure dentro una specie di buio esistenziale.

quanto allo smettere di fumare, avendo ormai sfiorato la soglia dell'abitudine al pacchetto al giorno, si attendono motivi migliori o, di preferenza, vizi più nocivi.

domenica 16 gennaio 2011

se pure ne avessi la possibilità, non ti cancellerei mai.
sei tu che con un sacchetto di parole e i tuoi occhi a mandorla mi hai aperto le porte del mondo e dello stomaco, e ora mi trovo a fare i conti con questa fame disperata di pagine, di dischi, di cose da sapere, di verità soprattutto.
mentre cerco in ogni piega del tuo essere accartocciato, provo a fare di me un origami aspettando che tutte le spiegazioni su come questo mondo gira mi arrivino dalla tua bocca, perché è solo e soltanto da te che vorrei sentirle.
ma così come le uniche unghie che ti distruggi sono quelle dei mignoli, delle dita più deboli, così ho paura che presto vorrai punire la mia debolezza, la mia voglia di entrarti nella testa, e andartene. scappare dalla gabbia in cui ti trovi, e in cui speravo di non contribuire a farti sentire rinchiusa.
sii indulgente, se riesci, con la mia pedanteria adolescente. non ho ancora capito granchè di questa vita, ho tanto tempo perso che sto cercando di recuperare tutto assieme, e tu che dentro hai tutta questa bellezza per me sei un magnete irresistibile.
ma è sciocco chiedere pazienza all'impaziente per eccellenza: allora ti chiedo solo, e ancora una volta con le parole di agnelli, di farne quel che vuoi di noi. quel che vuoi davvero, senza sentirti soffocata da mura che io non voglio alzare.
e se questo dovesse portarti lontana da me, allora ciao j, sarebbe stato bello comunque; ma forse io devo continuare a non sapere in che direzione scagliare i miei ventun anni e tu ad essere un bombarolo sperduto quasi quanto me, e sarà come se sulla via dell'inverno non ci fossimo mai incontrate.
fammi soltanto un fischio quando troverai il giusto parlamento sotto cui piazzare il tuo tritolo, però se ti viene la tentazione di scegliere il tuo cuore come bersaglio è meglio a quel punto l'edicola, almeno farai tanto rumore da finire in prima pagina. sola, come vuoi tu.
nel sogno che ho fatto stanotte abbiamo mangiato libertà fino all'alba e abbiamo volato sui palazzi semplicemente abbracciandoci, abbiamo corso nei vicoli e ci siamo divorate nell'immensa ansia di vivere. tu avevi il tuo cappotto nero e per strada c'erano freddo e una luce gialla. mi sono svegliata nel pieno della notte con gli occhi sbarrati ed è tutto sfumato via.
magari sarà una cazzata ma almeno sono contenta di essermi svegliata mentre ti parlavo e non, che so, guardandoti andare via o cercandoti.

sabato 15 gennaio 2011

se a qualche san francesco dei poveri dovesse mai venire in mente di scrivere un manuale di comportamento per il gatto di casa, ammesso che al baffuto e orecchiuto destinatario stia effettivamente a cuore la sopravvivenza pacifica tra i bipedi, io sarei in prima linea a suggerire un paragrafo dalla trattazione estensiva e il più chiara possibile.
"Di come aggredire a sorpresa le caviglie del tuo padrone assestandogli morsi assassini e poi scappare via con la cattiveria negli occhi non sia il modo migliore per richiedere attenzioni/carezze/cibo a un rappresentante della razza umana".
no perché a quel punto la feroce lotta gatto - ciabatta diventa sì una questione darwiniana di sopravvivenza. la mia però.
al primo che viene qua a farmi la parte sul non picchiare gli animali gli regalo una bestia di 6kg che mentre tu, ignaro, dormi, pensa sia una buona idea provare a staccarti una mano. poi mentre vi accompagno a comprare i cerotti o a riattaccare l'arto amputato ne riparliamo, giuro.

lunedì 10 gennaio 2011

visi di un autobus, una volta come tante
un uomo sul cui viso le rughe sembrano spolverizzate con un colino
senza logica o soluzione di continuità
un signore anziano con lo sguardo duro e giudicante
kundera direbbe di lui che ha l'indice più lungo della città
e poi tira fuori una voce bassa e morente da uccellino poco convinto del mattino
l'amico di una vita che con tutta la pazienza del mondo si abitua alle mie sparizioni
al mio evitarlo e poi ricomparire nel giro di tre fermate
una vecchia donna che mi associa a un viso conosciuto
e mi domanda a chi appartengo
carnale detto del mio sud per indagare le mie parentele
poi tornare a casa
e prendere il tè con le mani ancora sporche di città
così si concretizza il fiore della mia giovinezza
disfatta da una sublime stanchezza

venerdì 7 gennaio 2011

ti ho guardata con gli occhi più straniti che avessi
musa d'incarnato malato, di occhiaie profonde
ma aspettavo questo momento da sempre
a cavalcioni sulla sedia mi fronteggi
sottoveste e cosce aperte mi offri la vista delle tue mutandine bianche
su cui non oso posare lo sguardo
mi provochi e stavolta, puttana, ci riesci davvero
con la carne in vista e la pelle di pesce luccicante d'afa
è come se mi dicessi
"ecco cosa ti perdi per via delle tue cazzate"
ma io recito un mea culpa senza sale da ore ormai
e tu per essere una pazza in crisi mi sembri annoiata, musa
torci una ciocca di capelli attorno all'indice
e il coltello quasi non l'hai ancora guardato
non uccidermi musa, è ancora infinito il nostro momento
e se ho poggiato le mie labbra lontano dal tuo corpo
la colpa dalla alle circostanze
e non guardarmi così, slegami invece
torna ad accarezzarmi il volto
come quella volta quando ti dissi che
mi fai sentire l'unica creatura di dio sulla faccia della terra
vieni qui, scordiamoci il dondolìo ubriaco di brel
e i ruggiti erotici di un tom waits
è vero, ti ho tradita
ma ho pensato a te in ogni istante che ho bevuto via
in ogni millimetro di tempo vuoto c'erano i tuoi occhi neri
posa quel coltello musa, partiamo per parigi
dividiamoci una sigaretta nella neve inaspettata
dissetate della mia inopportunità scriviamoci lettere d'amore che non arriveranno
ti ho aspettato, soldato musa
ma ora posa quel coltello
che mi fai male..

sabato 1 gennaio 2011

come nel migliore clichè, per un anno di merda che si chiude male il successivo inizia bene.
voi avete mai camminato per una strada deserta sentendovi bagnati dal primo sole del mondo?
io sì.
stamattina.
allora mi è venuta per un attimo la voglia di credere in qualcosa che il futuro dovrebbe riservarmi.
quest'anno ho deciso di credere.