nella città esalante odori
cammino,
e mi sento in pericolo.
venerdì 24 giugno 2011
leggo distrattamente che una riunione al comune di Napoli è finita in scazzottata.
lì per lì il pensiero che esista ancora gente infervorata che sia pronta a dare addosso al suo avversario per uno scambio di idee un po' troppo acceso, e di concluderla à la fight club, quasi quasi mi piace.
leggo meglio. il motivo della rissa era la spartizione delle stanze di palazzo s.giacomo tra i vari gruppi.
scema io ad illudermi.
lì per lì il pensiero che esista ancora gente infervorata che sia pronta a dare addosso al suo avversario per uno scambio di idee un po' troppo acceso, e di concluderla à la fight club, quasi quasi mi piace.
leggo meglio. il motivo della rissa era la spartizione delle stanze di palazzo s.giacomo tra i vari gruppi.
scema io ad illudermi.
sabato 11 giugno 2011
la tua dolores ha quarant’anni e fa il mestiere
il seno leggero di ventenne punta verso il basso
come quello di una madre
l’hai incontrata senza vederla un marzo pomeriggio
che lanciava bucce di pistacchio ai piccioni
in fondo non sapeva usare
le cose per quel che sono
col caffé dipingeva
con le orecchie santificava
e con la bocca guariva
te la ricordi adesso, la tua dolores
le guance gonfie di saliva
che sul balcone facevate a gara per sputare
e la notte d’estate dopo sogni di calura
in cui a tredic’anni si alzò piangendo
la macchia di sangue dal culo al materasso
attraverso lenzuola e cotone
e sfrattando il letto diceva
“ho fallito!"
anni dopo chieste spiegazioni
stretto il diaframma in un abbraccio rispose
“fallivo nel compito di essere femmina
senza dare fastidio a nessuno”
il seno leggero di ventenne punta verso il basso
come quello di una madre
l’hai incontrata senza vederla un marzo pomeriggio
che lanciava bucce di pistacchio ai piccioni
in fondo non sapeva usare
le cose per quel che sono
col caffé dipingeva
con le orecchie santificava
e con la bocca guariva
te la ricordi adesso, la tua dolores
le guance gonfie di saliva
che sul balcone facevate a gara per sputare
e la notte d’estate dopo sogni di calura
in cui a tredic’anni si alzò piangendo
la macchia di sangue dal culo al materasso
attraverso lenzuola e cotone
e sfrattando il letto diceva
“ho fallito!"
anni dopo chieste spiegazioni
stretto il diaframma in un abbraccio rispose
“fallivo nel compito di essere femmina
senza dare fastidio a nessuno”
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