lunedì 31 gennaio 2011

a few days ago

sei fatta di pezzi di altre e
di sogni fumosi
che sono briciole
nella tua volontà di volatile
firmala tu la sceneggiatura di me e te
mentre posi su una macchina che non è nostra.
ma anche questa è solo una rêverie
un acido confine tra quel che è vero
- le notti fredde -
e ciò che ti fa chiudere gli occhi
buonanotte stronzamore,
smettila di sognare in rosso
perché i tetti di parigi sono blu.


cancella questa paura
che per stringerti a me
ci voglia un altro affannoso secolo
di pianti e guerra stanca
voglio solo dormire cullandomi
sul tuo utero sulle tue cicatrici
non avrò più niente di sacro da bestemmiare
quando sarai casa per le mie dita affamate
ma all'idiota che si accende in me a guardarti
dico: non fidarti mai della poesia
che ti morde e ti sfregia nel sonno
e di giorno svanisce come un amante frettoloso.

sabato 29 gennaio 2011

guardo le foto del cairo che brucia e mi sale un fuoco dentro che vorrei sfogare in una piazza a urlare o magari addosso a te.
poi fumo una sigaretta sul balcone e le uniche persone che vedo aggregarsi qui sono le vecchiette incappottate e le famiglie coi bambini che vanno alla messa nella chiesa sotto casa mia.
da noi le cose si fanno soltanto così.
con rassegnazione, sciarpe e testa bassa.

giovedì 27 gennaio 2011

quelle cose che ti vengono in mente per la strada e salvi nelle bozze del cellulare

ho trovato il tuo accendino in tasca.
funziona male, a scatti come te.
fiamma incerta per fiamma incerta, nel cappotto non potevo invece trovarci le tue mani fredde?

lunedì 24 gennaio 2011

mentre prendo il terzo caffè della mattina la guardo pettinarsi i capelli e la rimprovero perché non insiste abbastanza sulle punte.
dice che ha i nodi e si fa male.
prendo il pettine di legno con la mano libera dalla tazzina e me la vedo io, in due secondi la pettino mentre mi guarda docilmente dallo specchio e poi finisco il caffè mentre le parlo dello scrittore di cui ha iniziato un libro ieri.
mi chiede se gli orecchini vanno bene e se deve mettersi altro. le dico che sta bene così e che il dolcevita a collo alto la fa sembrare più giovane.
non apprezza mai quando lo puntualizzo.
prima di inforcare la porta mi chiede cosa deve comprare al ritorno. lo zucchero, che come ce le beviamo le nostre due caffettiere al giorno sennò? e poi il pane il latte e le solite cose.
ciao allora, a più tardi e studia.
sì mamma, a dopo, buon lavoro.

(ho realizzato il sogno di una vita, qualcuno è entrato su questo blog cercando cosce aperte. ora posso anche smettere di scrivere)

mercoledì 19 gennaio 2011

sogno che l'analogico possa convivere con il digitale almeno finché non mi sarà passato questo sciocco sentimentalismo ventenne (dunque conto fino alla mia morte, con una probabile ma sgradita pausa tra i 35 e i 55 circa).
appartengo credo all'ultima generazione che ha vissuto almeno qualche anno della ragione senza cellulari, senza computer, senza lettori mp3 e minchiate varie. quando con la febbre si riguardavano a oltranza i vecchi film della disney che poi andavano mandati indietro ogni volta, e se volevi registrare una musicassetta dovevi uscire dalla stanza per non fare rumore che sennò usciva registrato pure quello.
ho scritto anche delle lettere, in quella terra di mezzo dei tempi moderni ma non troppo, lettere ad amici delle vacanze, ad amici che poi sono morti e a un tizio in nepal che poi mi rispose pure e mi mandò un braccialetto tutto intrecciato che ho indossato per tanti anni.
insomma nel cassetto io ho ancora una lettera che mi è arrivata dal nepal.
poi nell'anno del signore duemila e undici capita che invece certe lettere da parigi, scritte francobollate e spedite, non ti arrivino proprio.
allora capitemi, io ci provo a tenere viva la fiamma dell'analogico in me, riavvolgerei volentieri con una biro il nastro di un cd se solo ce l'avesse, e partirei con un amico munito di chitarra da non far tacere mai (ché io con le sei corde sono fisiologicamente incapace) piuttosto che con un ipod, e state pur certi che se anche prima o poi l'unico supporto per leggere i libri diventassero gli e-book io continuerei a fare le orecchiette in alto per segnare dove sono arrivata e in basso per segnare le pagine coi passaggi che preferisco..
ma insomma per me se questa lettera da parigi non dovesse mai arrivare sarebbe un po' come un segno che l'analogico, il cartaceo, il manuale è destinato a morire prima di me.
credo che quel giorno comprerò un iphone e smetterò di leggere poesie e scrivere cazzate (su un blog).

http://www.youtube.com/watch?v=z_weCYvN5KU

martedì 18 gennaio 2011

il fatto che questo post si sia autodistrutto mentre lo scrivevo dovrebbe farmi riflettere

ho due propositi per il prossimo mese.
proverò a smettere di vivere a maniche corte in casa d'inverno.
trovo seccante che alla mia età di tanto in tanto mi riesca difficile alzare le braccia o piegare la schiena.
&
proverò, lo giuro, ad apprezzare la satira politica.
ché se tanti capoccioni vi si dedicano con entusiasmo non vedo chi io sia per decidere che non solo non mi fa ridere, ma mi mette pure dentro una specie di buio esistenziale.

quanto allo smettere di fumare, avendo ormai sfiorato la soglia dell'abitudine al pacchetto al giorno, si attendono motivi migliori o, di preferenza, vizi più nocivi.

domenica 16 gennaio 2011

se pure ne avessi la possibilità, non ti cancellerei mai.
sei tu che con un sacchetto di parole e i tuoi occhi a mandorla mi hai aperto le porte del mondo e dello stomaco, e ora mi trovo a fare i conti con questa fame disperata di pagine, di dischi, di cose da sapere, di verità soprattutto.
mentre cerco in ogni piega del tuo essere accartocciato, provo a fare di me un origami aspettando che tutte le spiegazioni su come questo mondo gira mi arrivino dalla tua bocca, perché è solo e soltanto da te che vorrei sentirle.
ma così come le uniche unghie che ti distruggi sono quelle dei mignoli, delle dita più deboli, così ho paura che presto vorrai punire la mia debolezza, la mia voglia di entrarti nella testa, e andartene. scappare dalla gabbia in cui ti trovi, e in cui speravo di non contribuire a farti sentire rinchiusa.
sii indulgente, se riesci, con la mia pedanteria adolescente. non ho ancora capito granchè di questa vita, ho tanto tempo perso che sto cercando di recuperare tutto assieme, e tu che dentro hai tutta questa bellezza per me sei un magnete irresistibile.
ma è sciocco chiedere pazienza all'impaziente per eccellenza: allora ti chiedo solo, e ancora una volta con le parole di agnelli, di farne quel che vuoi di noi. quel che vuoi davvero, senza sentirti soffocata da mura che io non voglio alzare.
e se questo dovesse portarti lontana da me, allora ciao j, sarebbe stato bello comunque; ma forse io devo continuare a non sapere in che direzione scagliare i miei ventun anni e tu ad essere un bombarolo sperduto quasi quanto me, e sarà come se sulla via dell'inverno non ci fossimo mai incontrate.
fammi soltanto un fischio quando troverai il giusto parlamento sotto cui piazzare il tuo tritolo, però se ti viene la tentazione di scegliere il tuo cuore come bersaglio è meglio a quel punto l'edicola, almeno farai tanto rumore da finire in prima pagina. sola, come vuoi tu.
nel sogno che ho fatto stanotte abbiamo mangiato libertà fino all'alba e abbiamo volato sui palazzi semplicemente abbracciandoci, abbiamo corso nei vicoli e ci siamo divorate nell'immensa ansia di vivere. tu avevi il tuo cappotto nero e per strada c'erano freddo e una luce gialla. mi sono svegliata nel pieno della notte con gli occhi sbarrati ed è tutto sfumato via.
magari sarà una cazzata ma almeno sono contenta di essermi svegliata mentre ti parlavo e non, che so, guardandoti andare via o cercandoti.

sabato 15 gennaio 2011

se a qualche san francesco dei poveri dovesse mai venire in mente di scrivere un manuale di comportamento per il gatto di casa, ammesso che al baffuto e orecchiuto destinatario stia effettivamente a cuore la sopravvivenza pacifica tra i bipedi, io sarei in prima linea a suggerire un paragrafo dalla trattazione estensiva e il più chiara possibile.
"Di come aggredire a sorpresa le caviglie del tuo padrone assestandogli morsi assassini e poi scappare via con la cattiveria negli occhi non sia il modo migliore per richiedere attenzioni/carezze/cibo a un rappresentante della razza umana".
no perché a quel punto la feroce lotta gatto - ciabatta diventa sì una questione darwiniana di sopravvivenza. la mia però.
al primo che viene qua a farmi la parte sul non picchiare gli animali gli regalo una bestia di 6kg che mentre tu, ignaro, dormi, pensa sia una buona idea provare a staccarti una mano. poi mentre vi accompagno a comprare i cerotti o a riattaccare l'arto amputato ne riparliamo, giuro.

lunedì 10 gennaio 2011

visi di un autobus, una volta come tante
un uomo sul cui viso le rughe sembrano spolverizzate con un colino
senza logica o soluzione di continuità
un signore anziano con lo sguardo duro e giudicante
kundera direbbe di lui che ha l'indice più lungo della città
e poi tira fuori una voce bassa e morente da uccellino poco convinto del mattino
l'amico di una vita che con tutta la pazienza del mondo si abitua alle mie sparizioni
al mio evitarlo e poi ricomparire nel giro di tre fermate
una vecchia donna che mi associa a un viso conosciuto
e mi domanda a chi appartengo
carnale detto del mio sud per indagare le mie parentele
poi tornare a casa
e prendere il tè con le mani ancora sporche di città
così si concretizza il fiore della mia giovinezza
disfatta da una sublime stanchezza

venerdì 7 gennaio 2011

ti ho guardata con gli occhi più straniti che avessi
musa d'incarnato malato, di occhiaie profonde
ma aspettavo questo momento da sempre
a cavalcioni sulla sedia mi fronteggi
sottoveste e cosce aperte mi offri la vista delle tue mutandine bianche
su cui non oso posare lo sguardo
mi provochi e stavolta, puttana, ci riesci davvero
con la carne in vista e la pelle di pesce luccicante d'afa
è come se mi dicessi
"ecco cosa ti perdi per via delle tue cazzate"
ma io recito un mea culpa senza sale da ore ormai
e tu per essere una pazza in crisi mi sembri annoiata, musa
torci una ciocca di capelli attorno all'indice
e il coltello quasi non l'hai ancora guardato
non uccidermi musa, è ancora infinito il nostro momento
e se ho poggiato le mie labbra lontano dal tuo corpo
la colpa dalla alle circostanze
e non guardarmi così, slegami invece
torna ad accarezzarmi il volto
come quella volta quando ti dissi che
mi fai sentire l'unica creatura di dio sulla faccia della terra
vieni qui, scordiamoci il dondolìo ubriaco di brel
e i ruggiti erotici di un tom waits
è vero, ti ho tradita
ma ho pensato a te in ogni istante che ho bevuto via
in ogni millimetro di tempo vuoto c'erano i tuoi occhi neri
posa quel coltello musa, partiamo per parigi
dividiamoci una sigaretta nella neve inaspettata
dissetate della mia inopportunità scriviamoci lettere d'amore che non arriveranno
ti ho aspettato, soldato musa
ma ora posa quel coltello
che mi fai male..

sabato 1 gennaio 2011

come nel migliore clichè, per un anno di merda che si chiude male il successivo inizia bene.
voi avete mai camminato per una strada deserta sentendovi bagnati dal primo sole del mondo?
io sì.
stamattina.
allora mi è venuta per un attimo la voglia di credere in qualcosa che il futuro dovrebbe riservarmi.
quest'anno ho deciso di credere.