lunedì 24 gennaio 2011

mentre prendo il terzo caffè della mattina la guardo pettinarsi i capelli e la rimprovero perché non insiste abbastanza sulle punte.
dice che ha i nodi e si fa male.
prendo il pettine di legno con la mano libera dalla tazzina e me la vedo io, in due secondi la pettino mentre mi guarda docilmente dallo specchio e poi finisco il caffè mentre le parlo dello scrittore di cui ha iniziato un libro ieri.
mi chiede se gli orecchini vanno bene e se deve mettersi altro. le dico che sta bene così e che il dolcevita a collo alto la fa sembrare più giovane.
non apprezza mai quando lo puntualizzo.
prima di inforcare la porta mi chiede cosa deve comprare al ritorno. lo zucchero, che come ce le beviamo le nostre due caffettiere al giorno sennò? e poi il pane il latte e le solite cose.
ciao allora, a più tardi e studia.
sì mamma, a dopo, buon lavoro.

(ho realizzato il sogno di una vita, qualcuno è entrato su questo blog cercando cosce aperte. ora posso anche smettere di scrivere)

3 commenti:

  1. cosce aperte??? interessante.. metevo tag incietanti per catturare.---- ma cosce aperte non l'h mai provata...
    ma sie un crogiolo.. ho ragione  a pensarlo..

    una crogiola!!!!!!!!!!!!!
    te e Nick Drake, ma come fai a trovarli tutti i miei preferiti????????

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  2. Ahahahaha... é vero, quando sopraggiunge l'invitosessuale, ci si sente culturalmente appagate. ahaha

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  3. Non conosco tua madre, nel senso che nel tuo blog, dal poco che ho letto, ne ne ho visto parlare altrove. Ho pensato (e penso ancora adesso) che giunge nella vita un momento ad un certo punto che è come un passaggio di consegne. I nostri genitori hanno avuto un ruolo a lungo, ma esso cessa ad un certo punto. Spesso la vita in comune, i tempi del quotidiano e della materialità nascondono questo fatto, ma inevitabilmente quel momento arriva.
    Allora ci accorgiamo a poco a poco assumiamo noi il ruolo dei genitori: siamo noi a dover portare pazienza delle loro piccole manie, siamo noi a dovergli dare aiuto con la spesa o la banca, e siamo sempre noi che dobbiamo preoccuparci di come stanno. E' una fase naturale, difficile da discernere: diveniamo noi la generazione attiva e loro quelli da tutelare, come i bimbi. E come i bimbi quelli da coccolare e vezzeggiare, quelli che non capiscono quando gli diciamo le cose e che insistono a fare di testa loro.  Può essere un momento molto difficile e traumatico da accettare, ma in un certo senso è fondamentale per divenire adulti.
    Mi è piaciuto il post, l'ambiguità con cui è scritto si adatta molto bene a tutto ciò. Grazie.

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