lunedì 28 marzo 2011

a chi mi chiede perché sto ancora a pensarci

io rispondo che è perché certe persone sono come le idee
e le idee - purtroppo - sono immortali.

versione originale di Georges Brassens + versione tradotta da Fabrizio de André
 

Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.

Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.

Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.

Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.

E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.

E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.


lunedì 21 marzo 2011

giornata mondiale della poesia

oggi si festeggia la primavera e la poesia (lo dice l'UNESCO - click!), io mi faccio i miei bei km in metropolitana ascoltando sempre le stesse canzoni intervallate da stralci di conversazioni in cui ragazzine cercano di convincere altre ragazzine che possibili obiettivi sensibili per attacchi terroristici sono università e ospedali, oltre alla metropolitana in cui ci troviamo of course (e i centri commerciali dove li mettiamo ragazze mie?), il sole si degna di farsi vedere e di scaldare qualche testa ultimamente un po' troppo gelida.

un buon momento insomma per chiedervi di raccontarmi i vostri momenti di poesia di oggi (e di ieri, l'altro ieri, non mi formalizzerò): tutto st'amore e sta guerra non li sentirò mica solo io?

in cambio io vi regalo questo - secondo me bellissimo - componimento di Giovanni Raboni

1.
io che ho sempre adorato le spoglie del futuro
e solo del futuro, di nient'altro
ho qualche volta nostalgia
ricordo adesso con spavento
quando alle mie carezze smetterai di bagnarti,
quando dal mio piacere
sarai divisa e forse per bellezza
d'essere tanto amata o per dolcezza
d'avermi amato
farai finta lo stesso di godere.

2.
le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che più di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giù prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l'amore.

3.
un giorno o l'altro ti lascio, un giorno
dopo l'altro ti lascio, anima mia.
per gelosia di vecchio, per paura
di perderti - o perché
avrò smesso di vivere, soltanto.
però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo,
su cui sta fermo un passero, m'incanto...

4.
non questa volta, non ancora.
quando ci scivoliamo dalle braccia
è solo per cercare un altro abbraccio,
quello del sonno, della calma - e c'è
come fosse per sempre
da pensare al riposo della spalla,
da aver riguardo per i tuoi capelli.

5.
meglio che tu non sappia
con che preghiere m'addormento, quali
parole borbottando
nel quarto muto della gola
per non farmi squartare un'altra volta
dall'avido sonno indovino.

6.
il cuore che non dorme
dice al cuore che dorme - abbi paura.
ma io non sono il mio cuore, non ascolto
nè do la sorte, so bene che mancarti,
non perderti, era l'ultima sventura.

7.
ti muovi nel sonno. non girarti,
non vedermi vicino e senza luce!
occhio per occhio, parola per parola
sto ripassando la parte della vita.

8.
penso se avrò il coraggio
di tacere, sorridere, guardarti
che mi guardi morire.

9.
solo questo domando: esserti sempre,
per quanto tu mi sei cara, leggero.

10.
ti giri nel sonno, in un sogno, a poca luce.

domenica 20 marzo 2011

post dedicato alle cose belle /2 - ovvero di come certi oggetti a volte si rivelino indispensabili

sono giorni confusi e fugaci. se ne scivolano via uno dopo l'altro mentre il mondo intorno ci crolla addosso, le idee cambiano, scoppiano le guerre e centinaia di persone si incontrano per ballare al ritmo di percussionisti e musicisti pazzi scatenati - mi piacerebbe pensare che è il modo della nostra generazione per sfogare la paura, ma la verità è che la paura non la sente ancora nessuno. quello che tutti sentono è la sete di superalcolici, di sigarette e (incredibilmente!) di parole altrui, e allora seduti in un angolo di silenzio immaginario mentre intorno la vita scorre tumultuosa mi hanno lasciato cazzeggiare di amore e di follie varie - ho capito sentendomi parlare che il mio concetto di patria d'elezione è un po' fallace e che la prossima volta ci andrò giù più piano coi vodka lemon.

ma questo post deve parlare di cose belle e così mi scorderò per un attimo della gente che sta morendo per la libertà del suo paese e vi racconterò di quella volta in cui
si era per la strada una calda mattina di una qualche mezza stagione e si attendeva qualcuno in un luogo di passaggio; davanti agli occhi un cantiere più o meno recintato con lavoratori e grossi bobcat in azione. d'un tratto una di quelle scene che giustificano il titolo di questo post e che mi fanno rinascere la passione per qualcosa (la fotografia nello specifico, la vita in senso generale): vedo un padre che tiene la mano del figlio piccolo, si fermano davanti al cantiere dandomi le spalle e il bambino solleva un modellino giocattolo di pala meccanica estremamente simile a quella reale che gli si parava davanti. il padre si china verso di lui e girandogli il giocattolo tra le mani gli spiega qualcosa indicando il bobcat vero - il funzionamento posso immaginare. so soltanto che per sfogare la rabbia di non avere a portata di mano una macchina fotografica con cui immortalare il momento mi sono morsa una mano e da allora dentro mi si è smosso qualcosa, ogni tanto mi si sveglia un "occhio" diverso e secondo me è una cosa assai bella.
tutto qua.

ora ricominciamo a pensare a chi muore per la libertà e ai baciamano fatti ai tiranni, certo bella figura che ci facciamo ad attaccare dopo tutti i metaforici la testa mia sotto i piedi vostri, se non fosse che far sloggiare quel pazzo e salvare i ribelli dal bagno di sangue sia una motivazione più che sacrosanta a quest'ora sarei già emigrata, che so, in islanda - dove, per inciso, si scrive la musica che allevia la mia, di paura.
e con questa vi lascio al pranzo domenicale: in me canta un lunatico

mercoledì 16 marzo 2011

post dedicato alle cose belle nella vita /1 (perché non si dica che qua si indulge nel pessimismo e basta)

logicamente nell'arco di una vita succede anche che ogni tanto si assista a qualcosa che ti fa ripigliare un po' di fiducia nell'umanità.
nel dettaglio siamo in una domenica sera qualunque di pioggia scassacazzo e tempo mediamente tiepido e in accordo con l'umore interiore; andavo senza saperlo incontro a uno dei migliori concerti della mia vita con una generale maldisposizione addosso.
infilandomi in una metropolitana praticamente vuota prendo posto di fronte a due ragazzini seduti. poco più che bambini, senza il minimo accenno di pelo facciale e con la voce che da poco avrà smesso di chiamare la maestra. decido che hanno intorno ai quattordici anni entrambi, quello probabilmente più piccolo è occhialuto e si stringe le mani in dei guanti senza dita, quello più grandicello si tiene il piccolo addosso e ogni tanto gli sussurra qualcosa all'orecchio. sono vestiti con tute, giubbini, cappelli, qualcosa di vicino a dei piccoli clochard come se fuori ci fossero -10 gradi. mi sono sembrati molto tristi ma si coccolavano e ogni tanto si baciavano come per farsi forza a vicenda. ai loro piedi delle buste di plastica strapiene di chissà cosa.
la fantasia - che in metropolitana corre sempre particolarmente veloce - ha deciso di scrivere per loro la storia che soddisfaceva contemporaneamente il mio animo romantico e la scena che effettivamente vedevo; i due ragazzini sono diventati una coppia in fuga da casa, lontani da delle famiglie che non avrebbero approvato, verso una libertà metropolitana e malinconica da dividersi come un pezzo di pane vecchio di un giorno.
qualcuno mi ha detto che la libertà da sola, la carta bianca con cui scrivere la propria vita, è "straziante" perché non ti dà radici. che l'unico vero senso è combattere per una libertà guidata da una necessità - e chiamatemi pure fissata ma l'idea che anche a 14 anni qualcuno senta che questa necessità sia stare vicino a un'altra persona mi fa sentire un po' meglio.

post scritto con la gentile collaborazione di Fiona Apple

domenica 13 marzo 2011

post dedicato alle cose che /2 (uao, così in fretta! mai perdere la speranza nella capacità dell'uomo di rendermi figadilegno)

troppe domande assieme, e tutte tragicamente sbagliate.
ciao, hai richiesto di chattare con me? perché la chat non mi funziona... hai msn? come ti chiami?
tralasciando il fatto che un sito che ti segnala ogni volta che un utente passa sul tuo profilo è a dir poco inquietante e ti mette addosso uno strano senso di stalking
aggiungerei in calce le mie risposte ipotetiche - le dono a voi anziché al contattatore misterioso
assolutamente no - sì e assolutamente non te lo sto dando - (a questo punto mi sono quasi stupita che la domanda non fosse formulata come "hai un nome?" in qual caso la risposta poteva essere un sì) a cosa ti serve sapere come mi chiamo?
last but not least, il tipo in questione chiaramente non s'è preso la briga manco di leggere il mio ultimo post, altrimenti dubito avrebbe tentato comunque un approccio del genere. altro motivo per rendermi legnosa, ça va sans dire.

post dedicato alle cose che mi stanno sul cazzo/1. anche: manifesto ideologico, perché essere minchioni è una filosofia di vita - spero

dunque. se dici che sei un poeta stai pur sicuro che non sei un poeta. se dici che non sei un poeta potresti tranquillamente avere ragione e cioè non esserlo davvero. in ciascuno di questi casi, si possono scrivere cose interessanti anche senza nominare cosce tornite o corpi sinuosi o umori di donna.
ah, tra l'altro cascamortare su internet non ti rende interessante. perché io sono rimasta che i poeti stanno nei caffè fumosi a bere vino e discettare dei massimi sistemi col barista annoiato o al massimo a scarabocchiare tutti accigliati, da soli in un angolo. eh lo so, ho rivisto the dreamers giusto ieri sera (per la quinta volta?) e mi fa sempre un po' quell'impressione di delusione tornare alla vita di facebook.
comunque tra parentesi mi è venuta in mente quell'unica volta che c'era in un locale un tipo che scarabocchiava accigliato da solo in un angolo. solo che lui era troppo ubriaco per capire che cazzo stesse scrivendo e io ero troppo ubriaca per capire che cazzo significasse quella specie di poesia che poi mi regalò. comunque era cesso.
questa storia insegna due cose. se cerchi un poeta non devi ubriacarti. se cerchi un poeta non ti fidare di chi scrive poesie.

comunque c'è anche qualcosa che salva sempre. qualche volta dico che è nick drake, ma stasera mi sento di dire che è questa canzone.



venerdì 11 marzo 2011

finalmente è accaduto. preferisco la "you really got me" dei kinks a quella dei van halen. l'adolescenza è finita.

conseguenze di questa fantastica presa di coscienza: 
1-prendersi responsabilità
2-essere comprensiva
3-sopportare in silenzio la voglia di prendersi a capocciate nel muro
4-tenere a bada la voglia di libertà ancora per un po'
5-altre idee?
(ma non stavamo tutti meglio a 16 anni?)

giovedì 10 marzo 2011

a proposito, mi pare anche giusto dare un minimo di riconoscimento agli yankee che hanno firmato - io dico - uno dei dischi più belli del 2010 (qui cosa ne pensa ondarock), nonché l'url di questo posto, nonché tante notti di una settimana di fuoco passata a urlarsi cose contro e a dispiacersi di minchiate.
la settimana di fuoco è finita, la pace torna a regnare sovrana e questi sono i the national.


mercoledì 9 marzo 2011

http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2011/03/09/news/carnevale-finge-di-perdersi-nella-ressa-per-lasciare-la-fidanzata-3638177

ecco, poi uno non si chieda perché le donne dicono che gli uomini sono stronzi.
(il poliziotto che ha ricevuto la comunicazione è automaticamente diventato il mio idolo)