domenica 20 marzo 2011

post dedicato alle cose belle /2 - ovvero di come certi oggetti a volte si rivelino indispensabili

sono giorni confusi e fugaci. se ne scivolano via uno dopo l'altro mentre il mondo intorno ci crolla addosso, le idee cambiano, scoppiano le guerre e centinaia di persone si incontrano per ballare al ritmo di percussionisti e musicisti pazzi scatenati - mi piacerebbe pensare che è il modo della nostra generazione per sfogare la paura, ma la verità è che la paura non la sente ancora nessuno. quello che tutti sentono è la sete di superalcolici, di sigarette e (incredibilmente!) di parole altrui, e allora seduti in un angolo di silenzio immaginario mentre intorno la vita scorre tumultuosa mi hanno lasciato cazzeggiare di amore e di follie varie - ho capito sentendomi parlare che il mio concetto di patria d'elezione è un po' fallace e che la prossima volta ci andrò giù più piano coi vodka lemon.

ma questo post deve parlare di cose belle e così mi scorderò per un attimo della gente che sta morendo per la libertà del suo paese e vi racconterò di quella volta in cui
si era per la strada una calda mattina di una qualche mezza stagione e si attendeva qualcuno in un luogo di passaggio; davanti agli occhi un cantiere più o meno recintato con lavoratori e grossi bobcat in azione. d'un tratto una di quelle scene che giustificano il titolo di questo post e che mi fanno rinascere la passione per qualcosa (la fotografia nello specifico, la vita in senso generale): vedo un padre che tiene la mano del figlio piccolo, si fermano davanti al cantiere dandomi le spalle e il bambino solleva un modellino giocattolo di pala meccanica estremamente simile a quella reale che gli si parava davanti. il padre si china verso di lui e girandogli il giocattolo tra le mani gli spiega qualcosa indicando il bobcat vero - il funzionamento posso immaginare. so soltanto che per sfogare la rabbia di non avere a portata di mano una macchina fotografica con cui immortalare il momento mi sono morsa una mano e da allora dentro mi si è smosso qualcosa, ogni tanto mi si sveglia un "occhio" diverso e secondo me è una cosa assai bella.
tutto qua.

ora ricominciamo a pensare a chi muore per la libertà e ai baciamano fatti ai tiranni, certo bella figura che ci facciamo ad attaccare dopo tutti i metaforici la testa mia sotto i piedi vostri, se non fosse che far sloggiare quel pazzo e salvare i ribelli dal bagno di sangue sia una motivazione più che sacrosanta a quest'ora sarei già emigrata, che so, in islanda - dove, per inciso, si scrive la musica che allevia la mia, di paura.
e con questa vi lascio al pranzo domenicale: in me canta un lunatico

3 commenti:

  1. le prime quattro righe potrei averle scritte io. sono stata a un festival pop, in cui tutti erano felici e ballavano, ballavano sulle macerie.

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  2. notevole ... (dovrei ricordare anche io di andarci giù più piano coi vodka lemon)

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  3. Complimenti! Si la versione acustica da te consigliata è più che meritevole. Buona giornata.

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