venerdì 8 aprile 2011

come un calzino viola da scambiarsi, pure se già fa caldo

faccio parlare chi evidentemente ne sa più di me sulla mia stessa testa.
penso di essere dentro qualcosa di molto importante.

Non darmi tregua, non perdonarmi mai
Pestami a sangue, che ogni cosa crudele sia tu che ritorni.
Non lasciarmi dormire, non darmi pace!
Allora otterrò il mio regno,
nascerò lentamente.
Non smarrirmi come un motivetto facile, non essere carezza nè guanto;
Intagliami come una selce, fammi disperare.
Difendi il tuo amore umano, il tuo sorriso, i tuoi capelli. Donali.
Vieni a me con la tua collera secca di fosforo e squame.
Grida. Vomitami sabbia in bocca, rompimi le fauci.
Non mi importa ignorarti in pieno giorno,
sapere che giochi faccia al sole, a viso aperto.
Condividilo.

Io ti chiedo la cerimonia crudele del taglio,
quello che nessuno ti chiede: le spine
fino all’osso. Strappami questo volto infame,
obbligami a gridare finalmente il mio vero nome.
(Julio Cortazar)

3 commenti:

  1. in teoria condivido questa concezione, ma, sinceramente, non so in pratica se riuscirei a viverla

    in ogni caso il brano è molto bello

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  2. ...è strano come, per caso, ci si possa imbattere in qualcuno di così estraneo che sceglie, però, di pubblicare qualcosa che tu senti così tuo...
    Questa poesia di Cortázar è stupenda e riempe i miei oggi...
    :)

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